Nello scorso articolo, abbiamo parlato dell’utilizzo dei bioattivatori nei diversi campi di applicazione. Di seguito ci concentreremo sul loro impiego nel settore delle energie rinnovabili in particolar modo negli impianti di digestione anaerobica.

I bioattivatori sono dei concentrati enzimatici-microbici costituiti da diversi fattori di crescita. Vengono impiegati come integrazione con lo scopo di ottimizzare le reazioni biologiche che avvengono in natura nel caso specifico il processo di digestione anaerobica. Quest’ ultimo risulta molto complesso ed entrano in gioco migliaia di specie microbiche che, degradando la componente organica dei substrati alimentati, portano alla produzione di biogas. Ne consegue che l’efficienza e di conseguenza la produzione di questi impianti, sia fortemente influenzata dalla qualità con la quale tali reazioni biologiche avvengono soprattutto se pensiamo che molto spesso venga spinto al limite delle sue performance.

Per comprendere meglio i diversi vantaggi che si hanno grazie all’ utilizzo dei bioattivatori, è importante precisare che il processo di digestione anaerobica è influenzato da diversi fattori quali per esempio le temperature ambientali, le caratteristiche e la scelta delle biomasse alimentate e i periodi di fermo per manutenzione. Tutte queste fluttuazioni possono destabilizzare le attività microbiche incidendo sulla resa produttiva del biogas. Per questo motivo utilizzare i bioattivatori significa ottimizzare l’attività dei microrganismi stabilizzando il processo anche durante le fluttuazioni che avvengono in natura.

 

CARATTERISTICHE E SCELTA DELLE BIOMASSE ALIMENTATE

Non sempre per questioni economiche, gestionali e ambientali, la scelta delle biomasse da alimentare all’ impianto risulta ottimale. Spesso vengono utilizzate matrici di scarsa qualità, molto fibrose e difficili quindi da degradare da parte dei batteri o sottoprodotti agroindustriali acquistati a costi contenuti ma di difficile gestione sia da un punto di vista biologico che gestionale.  L’ utilizzo dei bioattivatori porta ad ottimizzare l’attività dei microrganismi aumentando la digeribilità delle biomasse ed aumentando quindi la resa di biogas prodotto.

 

TEMPI DI RITENZIONE BREVI

Spesso, per questioni economiche impiantistiche, i volumi fermentativi degli impianti sono bassi e questo rende il processo biologico poco efficiente da un punto di vista produttivo. In questi casi è necessario che all’ interno dei digestori le attività microbiche avvengano in maniera molto efficiente. I bioattivatori, essendo dei catalizzatori hanno la capacità di velocizzare tali processi garantendo una resa produttiva stabile nel tempo.

 

TEMPERATURE AMBIENTALI

Il processo di digestione anaerobica è fortemente influenzato dalle temperature ambientali soprattutto dalle oscillazioni che avvengono durante l’anno. Avere una biologia “forte” significa aumentare la risposta dei batteri a tali fluttuazioni mantenendo la necessaria stabilità di processo ai fini produttivi.

 

MISCELAZIONE DELLE VASCHE

Un’ aspetto molto importante risulta essere la corretta miscelazione del materiale all’ interno dei digestori. Il bioattivatore aumentando la digeribilità delle biomasse da parte dei batteri, aumenta l’omogenizzazione delle vasche. Ne consegue una diminuzione dei fenomeni di stratificazione superficiale e la formazione di croste con vantaggi gestionali, biologici ed economici. Per quanto riguarda quest’ ultimo punto si intende la diminuzione degli autoconsumi dell’impianto (riduzione dei tempi di lavoro degli agitatori e dei sistemi di pompaggio dell’impianto) fattore spesso trascurato ma di notevole incidenza sul bilancio economico degli impianti di biogas.

 

CONTROLLO DEI PARAMETRI BIOLOGICI

I bioattivatori, andando a velocizzare l’attività microbica mantengono sotto controllo i parametri biologici all’ interno del digestato quali per esempio gli acidi, riducendo il rischio di rallentamenti fermentativi o fenomeni di sub- acidosi che hanno un forte impatto a livello economico sulla gestione degli impianti.

 

FISSAZIONE E CAPTAZIONE AZOTO AMMONIACALE NEL DIGESTATO

Un ultimo aspetto ma non di minore importanza sull’ utilizzo dei bioattivatori riguarda la captazione e fissazione dell’azoto ammoniacale nel digestato e di conseguenza all’ interno del suolo che porta ad una riduzione delle problematiche legate agli spandimenti nel rispetto della Direttiva Nitrati sulla percolazione in falda; inoltre fissando l’azoto all’ interno del digestato si hanno importanti vantaggi a livello agronomico con un graduale rilascio dello stesso in campo con notevoli benefici per le colture.

In conclusione, possiamo affermare che l’utilizzo dei bioattivatori ha come finalità principale quella di ottimizzare e arricchire i processi biologici che avvengono in natura al fine di mantenere stabile il processo di digestione anaerobica che molto spesso viene portato al limite delle sue potenzialità.