Siamo nel periodo storico dove la così ambita “ecosostenibilità” è diventata una parola praticamente all’ordine del giorno, e fondamentale se vogliamo preservare il nostro bel pianeta e tutto ciò che ne permette la vita su di esso. Ma, nell’epoca dei grandi cambiamenti climatici, cosa possiamo veramente fare per dare il nostro piccolo contributo per limitare i danni da noi stessi causati?

Si sa, il progresso non può essere fermato, ma possiamo trovare le strade corrette per far sì che l’evolversi dell’umanità arrechi meno danni possibili a Madre Natura.

Ad oggi un campo su cui lavorare è sicuramente quello del recupero energetico dei sottoprodotti di origine agroindustriale, la cui percentuale maggiore è ancora destinata allo smaltimento.

Tutti questi sottoprodotti, al momento dello smaltimento, hanno ancora un potenziale energetico enorme, che in questo periodo storico, dove il tema dell’ecosostenibilità ambientale è all’ordine del giorno, è un vero peccato sprecare.

Come possiamo quindi sfruttare al meglio questa energia residua?

L’utilizzo dei sottoprodotti di origine agroindustriale all’interno degli impianti biogas, è sicuramente un modo per poter sfruttare al massimo il potenziale energetico residuo di questi prodotti. All’interno dei digestori, per mezzo di fermentazioni anaerobiche, specifici batteri “digeriranno” questi substrati, da cui produrranno biogas che verrà poi convertito per mezzo di un alternatore in corrente elettrica “pulita” immessa direttamente in rete.

Con il recupero dei sottoprodotti agroindustriali destinati allo smaltimento, abbiamo notevoli vantaggi, ambientali e non solo:

  • 100% sfruttamento dei sottoprodotti agroindustriali con conseguente blocco delle emissioni in atmosfera;
  • recupero di prodotti altrimenti destinati allo smaltimento, con conseguente valorizzazione della CO2 consumata per produrli;
  • recupero di energia da prodotti ritenuti di scarto, in sostituzione delle biomasse normalmente coltivate per il funzionamento degli impianti biogas;
  • recupero energetico del 100% perché inserendo i sottoprodotti agroindustriali all’interno della razione di un biogas a ricetta prettamente fibrosa, andremo a migliorare la digeribilità di tutta la fibra, in questo modo avremo un corretto bilanciamento della dieta con massimo sfruttamento dei substrati, e conseguente riduzione delle perdite energetiche in atmosfera;

Notevoli vantaggi economici oltre alla questione ambientale. Possiamo citare 2 esempi reali:

  1. impianto biogas da 1 MWh, la cui ricetta iniziale era costituita da 40 tonnellate di insilato di mais. In questo caso è stato sostituito metà del quantitativo totale di insilato di mais (20 tonnellate) con sottoprodotti di origine agroindustriale. Questa operazione ha portato ad un risparmio economico annuo di 175.000 €/anno, ed un consumo di circa 7.000 tonnellate in meno di insilato di mais, che è stato destinato ad altro uso.
  2. Impianto biogas da 250 kWh, inizialmente utilizzava all’interno della propria razione 3 tonnellate al giorno di farina di mais. Anche in questo caso, la completa sostituzione della farina con sottoprodotti di origine agroindustriale, ha portato ad un risparmio economico annuo di 60.000 €/anno, ed un risparmio di farina di 1.000 tonnellate/anno, a riprova che risparmi economici importanti non sono ad esclusiva di impianti con potenze elevate.

Da tutto ciò, deriva in maniera logica, che il recupero di sottoprodotti industriali oltre a far bene all’ambiente, è anche economicamente conveniente, quindi non resta che percorrere questa strada e guidare il mondo verso un futuro più ecosostenibile.