In ogni area a spiccata vocazione zootecnica, l’insilamento rappresenta una pratica molto diffusa grazie alla capacità di conservare i prodotti in modo relativamente semplice, efficace e mediamente meno costoso rispetto ad altre pratiche.
Parlando di insilati però come sappiamo intervengono diversi e numerosi fattori in grado di influenzare le caratteristiche chimiche, fisiche e la stabilità nel tempo dei prodotti raccolti che devono sempre essere studiate, analizzate, valutate e laddove possibile controllate.
In questo breve articolo vogliamo soffermarci su quelle che sono le perdite relative al fronte della trincea analizzando quei segnali di pericolo che ci fornisce la stessa.
IL RISCALDAMENTO:
è un risultato naturale del processo di fermentazione che avviene durante l’insilamento. Tuttavia, questo processo a volte può diventare prolungato nel tempo, provocando un riscaldamento significativo dell’intera trincea o parte di essa. Quando ciò si verifica, è possibile perdere preziosa sostanza secca.
Al momento del raccolto, l’ossigeno e alcuni microrganismi sono intrappolati nel foraggio causando fermentazioni esotermiche (produttrici di calore) che si interrompono solo quando l’ossigeno è esaurito, i microrganismi vengono eliminati o entrano in uno stato dormiente. Durante questo periodo, la temperatura può salire fino a un intervallo da 50 a 60 °C.
La temperatura finale dipende da diversi fattori:
- La quantità di ossigeno (correlata alla densità);
- Contaminazione da microrganismi;
- La temperatura iniziale del foraggio alla raccolta, che può variare;
Questa fase di riscaldamento è inevitabile ed essenziale per il processo di insilamento. Se il riscaldamento dura troppo a lungo, può avere un impatto negativo sulla qualità delle proteine dell’insilato e ridurre la sostanza secca disponibile.
Terminata questa fase di riscaldamento, l’insilato non si raffredda immediatamente. Il tempo necessario per raffreddare la trincea dipende da:
- Temperatura ambientale alla raccolta;
- Temperatura massima raggiunta in fase di fermentazione;
- La quantità di insilato stoccata;
- La densità dell’insilato ottenuta;
Il calore non è sempre un indicatore di fermentazione; l’insilato caldo può essere il risultato di una temperatura ambiente elevata senza che si sia verificato un processo indesiderato.
PRESENZA DI MUFFE:
Una volta aperta la trincea, il fronte di essa, viene posto in contatto diretto con l’ossigeno provocando una situazione di aerobiosi che si protrae per l’intero utilizzo del prodotto. In queste condizioni si possono sviluppare muffe, microorganismi aerobi che necessitano di ossigeno per replicarsi.
Molte di queste muffe sintetizzano, come prodotto finale della loro replicazione, le micotossine di cui tanto abbiamo sentito parlare nelle realtà zootecniche. Nel mondo biogas, si è spesso sottovalutata l’incidenza di questi metaboliti, trascurando l’eventuale pericolosità nell’utilizzo di materiale contaminato da esse. Se da un lato non vi sono studi scientifici che avvalorano o meno questa tesi di pensiero, dall’altro, viene naturale porsi delle domande a riguardo: avere un fronte contaminato da muffe avrà un rendimento paragonabile ad un fronte composto da un prodotto “sano”? Come faccio a valutare le perdite in termini di sostanza secca, digeribilità del prodotto etc.?
Su una cosa siamo sicuri, al fine di ottimizzare il rendimento e la conservazione degli insilati è bene:
- Mantenere un fronte di desilamento costante;
- Utilizzare teli idonei di copertura sia per la parte superficiale che i muri di contenimento della trincea;
- Evitare cumuli a terra del materiale inutilizzato al fine di evitare perdite di sostanza secca creando un ambiente sfavorevole all’ attività microbica;
PRESENZA DI LIEVITI:
I lieviti sono funghi anaerobi facoltativi trattandosi di organismi che non si riproducono durante la fase di anaerobiosi della trincea. Una volta aperta quest’ ultima, utilizzando l’ossigeno disponibile, il loro metabolismo si riattiva trasformando in CO2 e alcol i carboidrati solubili in acqua. Durante l’insilamento i lieviti utilizzano inizialmente gli zuccheri per poi sfruttare in un secondo tempo il lattato. I prodotti del loro metabolismo provocano un innalzamento del pH ed un ambiente favorevole alle muffe.
Un’ attività significativa dei lieviti all’ interno dell’insilato, porta ad uno sbilanciamento del processo fermentativo favorendo la sintesi dell’acido acetico. Quest’ ultimo, insieme ai metaboliti sintetizzati dai lieviti, può causare una riduzione significativa della qualità dell’insilato ed una riduzione del valore di sostanza secca con conseguenze importanti a livello di resa energetica e convenienza economica.
Per un fronte di successo, i passaggi chiave sono:
- In fase di costruzione della trincea è fondamentale considerare l’avanzamento d’ utilizzo del prodotto stoccato che di norma va dai 15 ai 30 cm giorno. Questo per ottimizzare la conservazione evitando un’esposizione prolungata all’ ossigeno;
- Rimuovere l’insilato contaminato da muffe e visibilmente avariato al fine di evitare possibili conseguenze sulla digestione anaerobica all’ interno dei digestori;
- Mantenere il fronte dell’insilato verticale ed omogeneo evitando così infiltrazioni di aria e di acqua dovute alle microfessure prodotte da un errato desilamento;
- Rimuovere la quantità necessaria di insilato destinato all’utilizzo evitando così stoccaggi di cumuli a terra che potrebbero favorire l’insorgenza di rifermentazioni indesiderate dovute alla presenza di ossigeno;
- L’utilizzo di un buon telo di copertura e la sua messa in opera, sono determinanti per la conservazione del materiale in quanto evitano infiltrazioni di aria superficiale che potrebbero diffondersi su tutto il fronte della trincea;
- La movimentazione del telo di copertura durante le fasi di utilizzo del materiale deve essere proporzionata alla quantità di utilizzo dello stesso;
- Considerare l’uso di un inoculante batterico per foraggio dimostrato di garantire la stabilità aerobica del fronte dell’insilato;