Il biogas, prodotto dalle fermentazioni anaerobiche all’interno di impianti alimentati a biomasse, è una miscela di gas composta principalmente da metano, anidride carbonica e anidride solforosa (H2S). L’anidride solforosa è il risultato della digestione delle proteine ed è una componente che, nonostante sia presente nell’ordine dei PPM (parti per milioni), risulta essere altamente corrosiva e dannosa per diverse componentistiche del motore, riducendone così l’aspettativa in termini di funzionamento.

Il sistema più diffuso e meno dispendioso per abbattere lo zolfo è sicuramente la desolforazione biologica, ovvero l’immissione di piccole quantità di ossigeno all’interno delle vasche di digestione.

In questo modo, l’anidride solforosa viene trasformata in zolfo elementare mediante batteri che “respirano” l’ossigeno immesso e degradando l’H2S in zolfo elementare (non corrosivo per l’impianto). L’azione dei batteri è facilitata e amplificata dalla presenza di reti che funzionano come superfici d’appoggio su cui depositano lo zolfo elementare, formando cristalli solidi che arrivano a coprirla interamente. E’ buona pratica quindi programmarne la pulizia in concomitanza alla manutenzione delle vasche.

Maggiore sarà il numero di vasche, maggiori saranno i passaggi di purificazione del gas, che arriverà al motore più pulito. Purtroppo, in molti impianti la sola desolforazione biologica non è sufficiente a mantenere l’H2S entro limiti non dannosi per le componenti meccaniche, si deve quindi ricorrere all’utilizzo di prodotti a base di ferro per portare i PPM a valori accettabili.

E’ in questo momento che la scelta del prodotto corretto fa la differenza.

Ma facciamo un passo indietro.

In linea generale si utilizzano prodotti a base di ferro perché le molecole di ferro sono in grado di legare il solfuro di idrogeno per formare il solfuro di ferro, che precipita in vasca come inerte. Di prodotti a base ferro ne esistono di diverse tipologie, in polvere o liquidi, bivalenti o trivalenti, e con diversi titoli di ferro.

Rimanendo su quanto appena evidenziato, ovvero che è la molecola di ferro a reagire per abbattere lo zolfo, risulta chiaro e logico che un prodotto con un titolo di ferro maggiore, avrà, alla stessa concentrazione di un prodotto con titolo di ferro inferiore, un’azione maggiore.

Ogni situazione andrà valutata nello specifico, ma ponendo il caso di un impianto che necessita di desolforare costantemente, fosse anche solo con un dosaggio settimanale, il prodotto più indicato è sicuramente il ferro ossido trivalente (Fe2O3), che ha dalla sua un titolo di ferro del 68%.

Molecola Fe2O3

Sicuramente, la differenza sull’azione di questo prodotto la fa la qualità, perché come abbiamo detto, sul mercato si trovano un’infinità di ossidi, alcuni decisamente non adatti alla desolforazione. Un esempio è quello riportato qui sotto, un ferro ossido nero, generalmente bivalente, utilizzato come colorante, che è assolutamente inadatto per gli impianti biogas, ha un peso specifico elevato, tende quindi a precipitare, l’utente si ritrova quindi ad utilizzare enormi quantità di ossido, senza vedere i risultati sperati.

Ossido non adatto alla desolforazione

In linea generale, un buon ferro ossido deve essere biodisponibile, ovvero deve poter avere il tempo di svolgere la sua azione, e per poterlo fare è necessario che non precipiti, quindi un ferro ossido di qualità, avrà un peso specifico basso e sarà molto voluminoso, come quello di seguito.

Ossido di alta qualità

In ogni caso, il nostro consiglio è quello di affidarsi a tecnici esperti, che sappiano consigliarvi il prodotto più adatto al vostro caso specifico, per potervi correttamente orientare nella vastità di prodotti che si trovano sul mercato, in modo da avere la massima resa, ma con la minima spesa.