L’insilamento è una tecnica di conservazione che si basa sulla fermentazione degli zuccheri in presenza di due principi fondamentali: assenza di ossigeno e conseguente abbassamento del pH. Approda in Europa importato dall’America a metà del 1800 e si sviluppa in Italia negli anni ’60.
Tra le varie fasi dell’insilamento, la copertura finale del silo riveste un ruolo di primaria importanza sull’ ottenimento di un prodotto di qualità e correttamente conservato.
Da sempre viene considerato un argomento ostico da parte degli allevatori e proprietari di impianti biogas, per tanti motivi, primo fra tutti perché cade in un momento dell’anno delicato, quando la fretta la fa da padrona, per i raccolti da terminare, per la paura di un repentino cambio meteorologico e per le ore limitate in cui si può effettuare la copertura prima che le temperature bollenti non permettano più di svolgere correttamente questo lavoro tanto faticoso.
Questo articolo ha come scopo quello di sensibilizzare questa tematica spesso trascurata riportando i punti cardini per l’ottenimento di una copertura ottimale del silo.
- Tempistiche
- Scelta delle tipologie dei materiali di copertura (teli e reti anticorvo e materiali di appesantimento)
TEMPISTICHE
Una volta ottenuto il prodotto tagliato e pressato in trincea, questo debba essere coperto il prima possibile, ma a livello pratico è comprensibile che specialmente su grandi impianti di biogas possa passare anche più di una settimana prima che venga riempita la trincea.
In ogni modo, più riduciamo il tempo intercorso tra il taglio e la sigillatura, più abbassiamo il rischio di problematiche conservative e, conseguentemente, di riduzione delle perdite quali/quantitative.
SCELTA DEI MATERIALI DI COPERTURA
La copertura della trincea e la sua relativa sigillatura rappresenta una delle condizioni fondamentali per mantenere l’anaerobiosi principio fondamentale dell’insilamento. Al giorno d’ oggi, sul mercato sono presenti diverse tipologie di materiali che si possono utilizzare per la copertura degli insilati. Di seguito andremo a riportare i più diffusi:
- Teli a traspirabilità controllata
- Teli a barriera di ossigeno
TELI A TRASPIRABILITA’ CONTROLLATA
Questa tipologia di telo viene definita a “traspirabilità controllata” perché lasciano permeare una quantità controllata di ossigeno all’ interno del silo. Sono i più diffusi in commercio ma con tale passaggio di aria non garantiscono una conservazione ottimale del prodotto.
Ne esistono fondamentalmente due varianti:
- Rigenerati: ottenuti dalla fusione di particelle riciclate, generalmente di colore bianco/neri con uno spessore importante (da 150 micron in su), proprio perché derivanti da una “plastica non vergine”;
- Non rigenerati: ottenuti a partire da particelle vergini, quindi di qualità superiore rispetto a quelli rigenerati. Generalmente hanno spessori che vanno dai 115 ai 160 micron, ed il colore può essere bianco/verde o nero/verde, ecc.
Come già detto, questo tipo di telo è traspirante all’ossigeno, per aumentare quindi il suo grado di impermeabilità all’aria, generalmente si stende sull’insilato un primo telo sottile trasparente definito “pellicola” (da 25 a 40 micron), che aderisce al prodotto e ne permette una migliore conservazione. La combinazione telo + pellicola non sarà comunque 100% impermeabile all’ossigeno. Queste soluzioni possono essere accoppiate fisicamente in azienda, o direttamente dal produttore che può fornire bobine “COMBI” (combinata dei due teli).
Al fine di comprendere meglio quanto descritto si riportano di seguito dei dati comparativi sulla traspirabilità di un telo classico e di un telo a barriera d’ ossigeno:
TELI A BARRIERA DI OSSIGENO
Sono teli prodotti con una plastica di elevata qualità, ben 9 strati, che racchiudono al centro uno strato di EVOH, un materiale completamente impermeabile all’ossigeno. Permettono con la sola stesura la completa impermeabilizzazione all’ossigeno della trincea. I risultati ottenuti con questo tipo di telo, rispetto ai teli a traspirabilità controllata, sono straordinari, sia per quanto riguarda la formazione del così detto “cappello”, sia perché essendo completamente impermeabili all’ossigeno permettono una forte riduzione delle perdite di sostanza secca, dovute all’attivazione di microrganismi da parte dell’ossigeno. Lo spessore generalmente varia da 90 a 150 micron e non richiedono l’utilizzo di un telo pellicola.
È frequente la convinzione che un telo più è spesso e più sarà elevata la sua resistenza ma si vuole ricordare come quest’ ultima non dipende direttamente dallo spessore ma fondamentale risulta essere la sua elasticità e la scelta di materiali plastici di qualità che ne garantiscono una durata nel tempo.
Studi evidenziano inoltre che le perdite di sostanza secca vengono dimezzate con l’utilizzo di un telo a barriera, rispetto all’utilizzo di un telo a traspirabilità controllata singolo e come lo spessore del cappello risulti 0 cm nel caso si utilizzi un telo barriera rispetto ai 15 cm di media con un telo normale.
La tabella di seguito sottolinea proprio questo aspetto:
Come già detto inizialmente, il periodo in cui cade la copertura della trincea, è spesso caotico, sarebbe bene quindi rivolgersi per tempo a professionisti in materia che sapranno fornirvi le soluzioni più adatte al vostro caso per valorizzare al massimo il vostro insilato.
COPERTURA INNOVATIVA…
Vista la necessità sempre più importante a livello ambientale nel ridurre l’utilizzo delle plastiche si stanno diffondendo delle tecniche più innovative che consistono nell’ abbinare una pellicola a barriera d’ossigeno da 45 micron con rete di protezione chiusa oppure con l’utilizzo di “tessuto non tessuto”.
RETI ANTI-CORVO
A livello teorico, in uno scenario ottimale, l’agricoltore dovrebbe lasciar fermentare il proprio silo per 3- 4 mesi prima di procedere all’apertura e regolare di conseguenza le proprie scorte. Detto ciò, risulta fondamentale salvaguardare l’integrità del materiale di copertura del silo nel tempo, assicurandosi il mantenimento di una condizione di anaerobiosi. Per questo motivo, nelle zone in cui sono presenti corvi, la trincea andrebbe coperta con reti anti-corvo in nylon per proteggere i teli sopra descritti dai fori dei volatili che faciliterebbero le infiltrazioni di aria e di acqua andando a compromettere la corretta funzionalità del telo utilizzato.
Esistono diversi tipi di copertura:
- Reti aperte: sono da circa 220 gr /m2 ed hanno lo scopo di proteggere il telo sottostante solo dai danni meccanici;
- Reti chiuse: sono principalmente da 230 gr/m2 ed hanno lo scopo di dare protezione a danni meccanici, ma anche alla luce (rete anti UV). Questo tipo di rete nasce per essere abbinata alla pellicola a barriera d’ossigeno che non ha nessun trattamento anti UV ed è “permeabile” alla luce.
MATERIALI DI APPESANTIMENTO
I materiali di appesantimento hanno lo scopo di mantenere nel tempo immobile e aderente il telo di copertura al materiale insilato. Si utilizzano differenti tipologie ma le due più diffuse rimangono l’ utilizzo della ghiaia che, nonostante sia l’ appesantimento ideale presenta difficoltà gestionali sia in fase di copertura che di apertura del silo; e i sacchetti riempiti con la ghiaia. Quest’ ultimi sono la soluzione meno onerosa e di maggio efficienza.
In conclusione, possiamo affermare che, la scelta di materiali di copertura efficienti risulti essere un fattore determinate nella corretta conservazione della qualità dell’ insilato e sulla riduzione delle perdite di SS (%). Ottenere un insilato di qualità, oggi come non mai risulta essere un valore aggiunto non di poco conto viste le difficoltà nelle produzioni sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo; a proposito di tale concetto, si vuole ricordare che un prodotto di bassa qualità agronomica andrà incontro a una conservazione non ottimale nel tempo.
Di conseguenza siamo fermamente convinti che valorizzare a pieno il prodotto insilato comporti un ritorno economico dell’investimento effettuato, limitando il più possibile le perdite di sostanza secca del silo.