Nell’ ultimo periodo, confrontandoci con i nostri clienti distribuiti su tutto il territorio Nazionale, è diventato piuttosto comune imbattersi in impianti che fanno utilizzo di cereali autunno vernini (frumento, orzo, triticale e miscugli) a supporto di altri insilati e/o come insilati di prima scelta. Tale volontà è dovuta ad una razionalizzazione riguardo l’utilizzo delle superfici coltivabili a disposizione e dall’altra in relazione alle prospettive future legate allo sviluppo del mondo biometano senza dimenticare l’aumento importante dei costi di produzione dell’insilato di mais.
Prima di illustrare i punti cardini per sfruttare a pienoc si riportano i diversi vantaggi sul loro potenziale utilizzo:
- aumento di produzione (metano per ha) per unità di superficie coltivata;
- riduzione dell’erosione del suolo, del dilavamento dei nutritivi, arieggiamento del terreno (grazie allo sviluppo radicale) e controllo delle infestanti grazie alla presenza della coltura durante il periodo invernale;
- ampia possibilità di sfruttamento del digestato (sia in pre-aratura sia, con idonei macchinari, in fase di levata);
- aumento della CO2 che viene fissata nel suolo, concorrendo a ridurre l’effetto serra;
- bassi costi a ettaro rispetto al cereale estivo per eccellenza, il mais (rapporto 1:2);
Scelta della cultivar
Negli anni la varietà più coltivata è stata sicuramente quella del triticale, ma a causa della sua bassa digeribilità, che comportava una difficile gestione all’interno dell’impianto di biogas, hanno preso spazio cultivar sempre più raffinate quali l’ orzo, il frumento e miscugli di cereali vernini che si sono diversificate aumentando le produzioni e raggiungendo maggiori rendimenti rispetto al triticale. Lo sviluppo di queste colture ha permesso quindi di migliorare la digeribilità della biomassa all’interno dei fermentatori riducendo così i problemi di gestione causati da galleggiamenti superficiali fibrosi.
La scelta della coltura va comunque selezionata in base alla vocazionalità agronomica dei terreni e in base alla scelta della coltura secondaria che si vuole intercalare. È infatti fondamentale, seminare la coltura secondaria il prima possibile in modo da ridurre le perdite di produzione che per le colture secondarie vanno da un 10 a 30% a seconda della varietà e dell’epoca di semina. In questo caso, al fine di anticipare la semina della coltura secondaria, ha trovato largo spazio la coltivazione dell’orzo che rispetto ad altri cereali vernini libera il terreno in anticipo permettendo di anticipare la semina della seconda coltura di 2-3 settimane.
Dall’ altra parte, la necessità di avere biomasse fermentescibili in alcuni impianti con tempi di razioni brevi ha portata la scelta di alcuni agricoltori alla semina di frumento da trinciato che ha consentito di raggiungere livelli di amido molto alti, con digeribilità discrete. Infine, anche con dei miscugli idonei, si possono raggiungere rese ottimali con digeribilità spiccate.
Corretta gestione agronomica
EPOCA DI RACCOLTA
Per questi prodotti risulta essere di primaria importanza la corretta scelta dell’epoca di raccolta, al fine di ottenere la maggior resa in termine energetici con la tendenza ad aumentare la maturazione per accrescere il più possibile il tenore di amido all’ interno delle cariossidi. La principale problematica di questi prodotti sta infatti nella velocità temporale nella quale variano la propria maturazione. Attenzione, dunque, deve essere posta nella valutazione riguardo l’accrescimento della quantità di amido e relativi valori di sostanza secca tenendo in considerazione la quantità di prodotto da raccogliere in relazione al rapido viraggio (da maturazione ideale a compromissione del prodotto) onde evitare di raccogliere materiale troppo “secco” ottenendo una quota indigeribile ai fini energetici.
I valori ideali per la raccolta (maturazione cerosa) sono una sostanza secca ideale compresa tra il 32 e il 37% con una quota di amido compresa tra il 15-20% (espressa sul secco); E’ chiaro come all’avanzare della maturazione aumenti di conseguenza la sostanza secca ed il contenuto di amido ma, sulla base di esperienze osservate negli impianti, spingersi oltre i valori di maturazione prima citati porta in molti casi a problematiche legate alla gestione del prodotto all’interno dei digestori (ad esempio si pensi alle problematiche di galleggiamento, diluizione etc.).
TRINCIATURA E INSILAMENTO
La fase di trinciatura e di insilamento sono fondamentali sull’ ottenimento di un prodotto conservato correttamente e quindi di qualità.
L’altezza di taglio indicata come ottimale è di 10 cm, tale indicazione viene fornita soprattutto per evitare di andare ad intaccare il foraggio con materiale proveniente dal terreno potenziale inoculo per fermentazioni indesiderate e relativa compromissione del corretto processo di conservazione. Per l’utilizzo nel mondo biogas, dovrà sempre essere la più corta possibile sia per una questione di risposta e gestione all’interno dei digestori, sia per una questione di miglior compattamento in trincea. Quest’ ultimo permette di ottenere una rapida fermentazione che stabilizzi la massa insilata e impedisca fermentazioni aerobiche e/o fermentazioni indesiderate e limiti al minimo le perdite di sostanza secca. A causa della naturale conformazione di questi foraggi, infatti, essi tendono ad essere predisposti ad una difficoltà nell’espellere ossigeno dal silo e di conseguenza il rischio di instabilità aerobica è più marcato se paragonato ad altri insilati.
(Valori ottimali di densità sono compresi tra i 500-550 kg Tq/m3)
Una volta effettuate corrette pratiche agronomiche, visto l’elevato rischio di problematiche fermentative e instabilità si consiglia sempre utilizzare inoculi microbici specifici a base di batteri omolattici ed eterolattici specifici capaci di accelerare le fasi iniziali di acidificazione della massa stabilizzando il silo nel tempo anche una volta aperta la trincea.
Gestione in ricetta
Non dimentichiamoci che la scelta della coltura e l’integrazione in ricetta, deve tenere conto della fermentescibilità della razione, della gestione della stessa, del tempo di ritenzione dell’impianto e della funzionalità della miscelazione dei digestori. Una scorretta gestione, causa infatti extra costi d’alimentazione per il ridotto sfruttamento del potenziale metanigeno, formazione di galleggiamenti e croste superficiali che causano guasti meccanici e blocchi fermentativi. Tutte ragioni che ne hanno limitato l’utilizzo in tutti questi anni.
In definitiva siamo convinti che, se rispettati i punti precedentemente citati, la coltivazione dei cereali vernini e il loro utilizzo come coltura energetica, sia un’ottima opportunità di ridurre dei costi di gestione dell’azienda agricola sia in termini economici che ambientali.