Tra le biomasse dedicate all’alimentazione degli impianti di biogas, l’utilizzo del sorgo è in lenta crescita a causa della ridotta conoscenza degli aspetti agronomici e gestionali legati all’utilizzo della sua biomassa nell’impianto.

La coltivazione del sorgo riveste un’importante alterativa al raccolto del silomais, perché ha un’ottima capacità produttiva in terreni scarsamente irrigui e inoltre essendo una coltura più rustica, resiste con maggiore facilità a funghi e parassiti.

Da ciò si deduce che all’interno di un’azienda agricola, può trovare ampia applicazione sia nella coltivazione in terreni marginali, in quanto il fabbisogno idrico è inferiore rispetto al mais, sia come coltura d’avvicendare nella rotazione colturale dell’azienda per ridurre le parassitosi che colpiscono le coltivazioni di silomais.

Tra i fattori che ne hanno limitato lo sviluppo in questi anni, troviamo:

  • Clima

Il sorgo predilige un clima mite e soffre le temperature basse, motivo per cui in passato, veniva ritardata la semina di alcune settimane rendendolo una coltivar poco interessante. La recente evoluzione climatica e l’innalzamento delle temperature fanno in modo che il sorgo trovi, in quest’ultimi anni, il raggiungimento del suo clima ideale in tutto il sud Europa. Importante aspetto da non sottovalutare è che la coltivazione di sorgo a meno necessità irrigue ed ha quindi un più basso aspetto ambientale.

  • Fermentescibilità

Da un punto di vista alimentare, la struttura chimica del sorgo, ne rende la parte fibrosa di complessa gestione all’interno dei biodigestori a causa della sua lenta digeribilità; tuttavia il progresso genetico degli ultimi anni ha sviluppato cultivar con una più alta digeribilità dell’emicellulosa e della cellulosa e con un buon contenuto di zuccheri e amido che rendono la biomassa molto “appetibile” ai batteri creando un buon equilibrio per la degradazione.  Inoltre la gestione del sorgo all’interno dei biodegestori può essere migliorata considerando tutti gli aspetti agronomici che favoriscono la digeribilità del prodotto (corretta epoca di raccolta, lunghezza di taglio all’insilamento, utilizzo di additivi batterico-enzimatici durante l’insilamento) e di tutti in trattamenti meccanici e “biomeccanici” che si possono applicare nei biodigestori (pretrattamenti, corretta agitazione, utilizzo d’enzimi).

L’utilizzo dell’insilato di sorgo trova una corretta applicazione e digestione se inserito correttamente nella ricetta d’alimentazione dell’impianto, in particolare se il carico di sostanza secca degradabile (contenuto d’amido, zuccheri, proteine, grassi, NDF ed ADF) è corretto rispetto al tempo di ritenzione e i sistemi di gestione dell’impianto. In caso di sviluppo di cultivar molto rustiche (sviluppate in terreni difficili e marginali) a ridotta fermentescibilità, va considerato l’abbinamento con prodotti più fermentescibili ad elevata digeribilità per avere una migliore resa complessiva. L’utilizzo di sorghi da biomassa, a lenta fermentescibilità, trova applicazione interessante negli impianti che utilizzano molti sottoprodotti (o FORSU) perché diventano la biomassa di supporto per la degradazione di molecole ad elevata degradabilità.

Da un punto di vista agronomico, lo sviluppo della coltura è molto simile alla coltivazione del mais e non richiede investimenti in mezzi perché trovano applicazione gli stessi macchinari; da un punto di vista gestionale, invece, il ridotto impiego di mezzi e personale ne snellisce l’investimento.

Le produzioni sono molto variabili a seconda della scelta della cultivar (s. zuccherino, s. da granella, s. da biomassa) e dipendono molto dalla vocazione agronomica dei terreni; in linea di massima, possiamo affermare che il rendimento del sorgo (come resa di metano ad ettaro) sfiora le produzioni del mais pur avendo un costo d’investimento inferiore.

Con il cambiamento climatico in corso e la sempre minore disponibilità idrica, rende la coltivazione del sorgo sempre più interessante sia come coltura primaria sia come coltura secondaria, dopo il ciclo di cereali vernini. Da ciò si deduce che oltre ad avere un’ampia finestra temporale di semina, ha un ampio periodo temporale di raccolta che permette di gestire al meglio tutte le fasi agronomiche.

Concludendo, la coltivazione di sorgo permette di effettuare una buona rotazione colturale, o la coltivazione di terreni scarsamente irrigui, con costi colturali contenuti, raggiungendo produzioni di biomasse quali-quantitative soddisfacenti che permettono d’ottimizzare i costi di gestione degli impianti. Fondamentale è la scelta della cultivar adeguata, e la corretta gestione della stessa nel biodigestore.