Si sente spesso parlare di biogas, a volte grazie a notizie superficiali o contraddittorie, ma forse non tutti sanno esattamente cosa sia e a cosa serva. Nel presente articolo lo staff tecnico di Biocustom vuole spiegarvi, in termini semplici ma esaurienti, le principali nozioni che stanno alla base di questa fonte energetica naturale.
Cos’è e come si ottiene il biogas?
Il biogas è una miscela composta principalmente da metano e (in ordine d’importanza) anidride carbonica, ossigeno, acido solfidrico, idrogeno e azoto, con tracce infinitesimali di altre sostanze praticamente non misurabili. Esso è generato in impianti appositi, grazie alla fermentazione di grandi quantità di sostanze organiche dette biomasse.
La fermentazione, tecnicamente denominata digestione anaerobica, è causata da batteri appartenenti a particolari ceppi che lavorando in assenza di ossigeno trasformano parte della biomassa in gas. Questo complicato processo biologico avviene all’interno di una speciale struttura chiamata digestore. Una volta esaurita la reazione, quello che rimane della biomassa prende il nome di digestato e viene impiegato in agricoltura come fertilizzante.
Con che cosa si può produrre il biogas?
In generale è possibile produrre biogas con qualsiasi sostanza organica fermentabile, sia d’origine vegetale che animale. Negli impianti si possono utilizzare biomasse composte da:
- Mais, cereali vernini (cioè quelli seminati nel periodo tardo autunnale e invernale come frumento, orzo, segale e avena) e derivati (come ad esempio la farina di mais).
- Foraggi e scarti agricoli (stocchi di mais, paglia, eccetera).
- Scarti di macellazione e dell’industria agroalimentare.
- Letame, liquami e deiezioni in genere.
- FORSU (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani).
A cosa serve il biogas?
Il biogas è impiegato in larga parte per la produzione di energia elettrica, e in misura minore di biometano.
Nel primo caso il gas è immesso in un cogeneratore, dove viene bruciato in un motore che trasforma l’energia meccanica in elettricità. La quasi totalità dell’energia elettrica è venduta in rete, mentre una piccola frazione serve per far funzionare l’impianto (il cosiddetto autoconsumo). Il calore prodotto dalla combustione viene recuperato e utilizzato per riscaldare l’impianto stesso o altri edifici. La resa energetica varia da un minimo di 50 kWh fino a un massimo di 999 kWh: solitamente non vengono installati cogeneratori al di fuori di questo intervallo, perché quelli sotto i 50 kWh sono economicamente insostenibili mentre quelli sopra i 999 kWh non danno diritto a ricevere gli incentivi statali previsti.
Nel secondo caso il gas dev’essere purificato con un processo che in gergo tecnico si chiama upgrading, tramite il quale vengono eliminate le sostanze indesiderate. Il biometano così ottenuto viene venduto e utilizzato esattamente come il metano da estrazione (per usi domestici, autotrazione, eccetera). Ad ogni modo gli impianti adibiti a questo scopo sono una minoranza rispetto a quelli che producono energia elettrica, e utilizzano solo biomasse composte da rifuti solidi urbani (FORSU).
Qual è la vera utilità del biogas?
Il principale vantaggio derivante dall’uso del biogas è rappresentato dal fatto che esso non contribuisce all’immissione di nuovi gas serra nell’atmosfera, in particolare per quanto riguarda l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4).
I gas serra sono chiamati così perché causano il ben noto effetto serra. In pratica questi gas possono essere attraversati dalla luce solare, ma poi trattengono gran parte della radiazione infrarossa riflessa dalla superficie terrestre, causando il riscaldamento globale. La presenza di una certa quantità di anidride carbonica nell’atmosfera è utile alla vita animale e vegetale per due motivi:
- Un minimo livello di effetto serra è indispensabile al mantenimento di una temperatura planetaria accettabile.
- La CO2 viene fissata dalle piante durante la loro respirazione.
Oltre ad essere naturalmente presente nell’atmosfera, l’anidride carbonica viene prodotta anche durante le combustioni. Quando si bruciano combustibili fossili, estratti da antichi giacimenti sotterranei, viene emessa nuova CO2 che prima non era disponibile nell’ambiente. In questo modo l’effetto serra aumenta fina a diventare dannoso, perché la CO2 in eccesso non può essere smaltita con il normale ciclo vegetativo.
Quando invece si brucia biogas prodotto con sostanze organiche vegetali, viene liberata la stessa anidride carbonica fissata in precedenza dalle piante che formano le biomasse: in altre parole, utilizzando il biogas non si fa altro che contribuire al mantenimento del ciclo naturale della CO2.
Lo stesso accade bruciando biogas prodotto con scarti di macellazione, perché l’anidride carbonica emessa durante la sua combustione non è altro che quella fissata dalle piante con le quali gli animali si sono nutriti in vita. Inoltre si previene l’aumento della quantità di metano nell’atmosfera: infatti anche la decomposizione naturale della carne genera CH4.
Un ulteriore vantaggio derivante da questa fonte energetica è rappresentato dal digestato, cioè il residuo della fermentazione, che come abbiamo spiegato in precedenza viene utilizzato come ammendante. Questo è considerato il miglior fertilizzante che esista per diversi motivi:
- È prodotto con sostanze naturali.
- Arricchisce la microflora e la microfauna del suolo.
- Permette di fissare nel terreno l’anidride carbonica atmosferica (riducendone la percentuale e contribuendo di conseguenza alla riduzione dell’effetto serra).
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